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Immagine del redattoreEnrica Sabatini

Perché il surplus civico è il futuro della politica.

Siamo stati abituati a pensare che la democrazia si limiti a un singolo minuto. Quello in cui, nella solitudine dell’urna, mettiamo una X su una scheda per dare il nostro assenso al sistema.


Io credo invece che la democrazia sia molto altro.


Sia l’insieme di quei miliardi di minuti - che precedono e seguono il momento del voto - e che milioni di persone possono convogliare, grazie ad architetture digitali adatte, nel generare una nuova e sorprendente influenza sociale sul sistema.


Il futuro della politica si giocherà su questo surplus civico, ossia sul patrimonio di opportunità che sarà generato dalla connessione di tempo, competenze e persone attraverso gli ecosistemi digitali.


Siamo entrati già da tempo in questo nuovo paradigma - la chiamano platform society - ma è arrivato il momento di iniziare a immaginare il modo in cui queste piattaforme digitali aperte, sicure e trasparenti possano estrarre valore dalla collaborazione di milioni di persone, con lo scopo di consentire a queste ultime di assumere un autentico ruolo di guida e di pressione sociale - da fuori le istituzioni - nell’esercizio dei propri diritti.


Dare il controllo della penna, tutti i giorni e a tutti i cittadini, era la missione di Gianroberto Casaleggio: per questo ideò la piattaforma Rousseau.

E per questo - dopo la sua improvvisa e prematura scomparsa - io decisi di realizzare “Rousseau”.


Ma oggi siamo di fronte a un inedito ed eccitante universo di possibilità di cui con Rousseau abbiamo visto solo l’alba. E l’esperienza che abbiamo vissuto - tra errori e illuminazioni - è la forza più grande che abbiamo.


Per un motivo molto chiaro: perché ci ha regalato la consapevolezza che la democrazia non è ciò che ci viene gentilmente concesso, ma è tutto ciò che non abbiamo ancora preteso.


Ed è arrivato il giorno di iniziare a pretenderlo.

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